A tutto Mambor - l'arte di osservare
Alberto Dambruoso
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[…] Eccoci qui, dunque, a distanza di quasi vent’anni dal giorno in cui ci eravamo conosciuti, per raccontare l’ultima mostra che la Città di Palermo ha voluto dedicargli grazie anche a Francesco Boni e Marzia Spatafora che con la loro collaborazione e amicizia con Renato iniziata nel 2002 hanno dato un contributo significativo alla diffusione e conoscenza dell’opera e della personalità dell’artista.
Nella splendida cornice di Villa Zito sono state allestite una sessantina di opere che documentano l’attività di Mambor dai primi anni sessanta fino alle ultime opere degli anni 2010. Presente in mostra anche una decina di fotografie della fine degli anni sessanta che testimoniano l’attività performativa dell’artista nello stesso periodo in cui in Europa e in America nasceva il fenomeno della Body Art. Di notevole importanza è la serie di undici pannelli dal titolo “Diario degli amici” ideata da Mambor nel 1967 e realizzata da dieci compagni di strada dell’artista; Mambor aveva assegnato ad ogni amico artista un pannello di uguali dimensioni su cui ciascuno era intervenuto apportando la propria cifra stilistica. A quarant’anni di distanza dal primo, Mambor realizzerà nel 2007 un nuovo diario composto da dieci elementi (di cui in mostra se ne possono ammirare quattro) riprendendo l’idea iniziale di un modulo compositivo identico per tutti i pannelli, questa volta però eseguito autonomamente, senza apporti esterni.
L’attività artistica di Mambor si può suddividere in tre diversi momenti: il primo data dal 1959 al 1974, ovvero dai primi quadri – oggetto realizzati con le mollette ai quali seguono quelli dove è presente il riporto della segnaletica stradale (“Trasporto conto terzi”, gli “Uomini statistici” e gli “Uomini timbro” ripresi dai semafori pedonali), quelli poi realizzati a partire dai rebus della settimana enigmistica (Ricalchi) fino ai “Filtri” e ai “Rulli” degli anni 1967-68 e infine alla fase dell’“Evidenziatore”, dal 1970 al 1974 (un oggetto metallico costruito dall’artista che andava ad afferrare come una mano prensile porzioni di realtà) che conclude la ricerca sui segnali d’attenzione, quali gli asterischi e le frecce segnaletiche, avviati qualche anno prima; il secondo momento che va dal 1975 al 1986 è rappresentato dall’attività teatrale che vide impegnato l’artista a tutto tondo sia come autore sia come attore, ma anche come scenografo; il terzo momento che va dal 1987 al 2014 è quello del ritorno alla pittura. Mambor riprende in questo periodo molti dei temi e delle tecniche sviluppati in precedenza ma allo stesso tempo ne crea di nuovi. È il caso, ad esempio, dell’introduzione nella sua produzione a partire dalla seconda metà degli anni duemila di opere scultoree; genere, quello della scultura che, a eccezion fatta dei primi oggetti realizzati con le mollette, non era mai stata praticata fino ad allora dall’artista.