Donato Piccolo. Bangovid19
Donato Piccolo
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“Questo progetto è nato in un contesto molto particolare, unico direi”. È così che mi sento di iniziare questo testo che introduce il catalogo che avete in mano. Una introduzione indispensabile se pensiamo che il progetto di Donato Piccolo è nato, ha avuto il suo cominciamento, per dirla con Foucault, proprio durante una
pandemia globale, quella che tutti conosciamo e che probabilmente marcherà una linea di separazione, un prima e un dopo. Un evento indelebile che segnerà la nostra pelle per diversi anni e che ci può far aprire delle riflessioni: da quelle più filosofiche, il nostro scoprirci “animali” fragili in un mondo più grande di noi, a
quelle pratiche, l’avvicinamento a piattaforme digitali, la scoperta che molto del nostro lavoro poteva essere svolto senza troppi movimenti. Ma, anche, l’importanza dell’uscire, dell’incontrarsi, e la schiavitù da computer (tutto si svolge lì! Chat, email, notizie, ecc.), capendo che il web è un grande compagno di strada al quale si potrebbe dare più fiducia, ma non è assolutamente totalizzabile.
Guardiamo al grande fallimento delle mostre online, delle rassegne online, alla noia dei format convegnistici riportati tali e quali sul web. Si è scritto molto, si è dibattuto, dunque, in lunghissimi talk o conferenze, si è straparlato, come si fa quando un evento ci colpisce e non abbiamo il tempo per pensarlo, capirlo, metabolizzarlo. Tutto ciò è stato fatto e si farà, penso, per parecchio tempo.
Ciò che mi sembra si sia stato fatto di meno è, come spesso accade, guardare agli artisti, non tanto per ciò che di esplicito hanno detto, ma, piuttosto, per ciò che hanno fatto, per ciò che hanno prodotto, per come si sono comportati. L’artista è un sismografo, un corpo-sensibile che registra i sommovimenti sociali, atmosferici, che caratterizzano le nostre società. L’artista, dunque, è un corpo, nell’accezione merlaupontyana, come condizione necessaria dell’esperienza: l’apertura percettiva al mondo.