
Carla Accardi – Smarrire i fili della voce
Laura Cherubini
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“Mi piace molto l’assenza di questa parola: stile”
Carla Accardi
Carla Accardi è artista che ha corso molte avventure. Spesso si è parlato della sua opera in termini di conformazione bidimensionale dello spazio e di superficie. Ma per Accardi la superficie oltre a essere il campo dell’analisi strutturale dei fondamenti della pittura e della messa a nudo dei suoi elementi costitutivi è soprattutto spazio virtuale, sito delle potenzialità. Proprio per questa intrinseca disposizione la superficie può svilupparsi al di fuori di sé, oltre se stessa, negli oggetti tridimensionali e negli ambienti abitabili di Carla Accardi.
Ma la disposizione allo spazio è in tutto il suo lavoro, anche e soprattutto nella pittura, e in tutte le opere, anche le ultime e inedite su cui è basata la mostra alla Fondazione Menegaz in dialogo aperto con le opere tridimensionali più o meno recenti. E se in Incontri di segni e Luci intermittenti il fondo è bianco come pagina, in Impronta d’ombra il fondo è un solare giallo mentre i segni sono bianco e nero, che ci aspetteremmo sullo sfondo. Anzi in questi ultimi lavori, Smarrire i fili della voce, Orologi perditempo, Identità ignote i colori incastrati l’uno nell’altro sembrano quasi incarnare al tempo stesso fondi e macroscopici segni.
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