
Carla Accardi
Laura Cherubini
Maria Rosa Sossai
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“Smarrire i fili della voce” è il titolo della mostra che la Fondazione Malvina Menegaz dedica a Carla Accardi nell’ambito di “Castelbasso 2012”. Un titolo accattivante che, riferendosi al lavoro di un artista, sembra voler suggerire un atteggiamento di ricerca che non aspetta la folgore creativa ma affina l’attenzione, acuisce l’introspezione per captare i fili di un’idea, dipanarli, perderli, riappropriarsene. La creazione artistica, infatti, si nutre anche di silenzio, a volte è silenzio fatto anche di forme che sembrano non dire, silenzio che confina al suo centro lo sguardo di chi lo indaga per afferrare la presenza e il significato dell’atto creativo. Del resto ben altra epifania, quella divina sul biblico monte Oreb, si manifestò non nel vento impetuoso, nel terremoto o nel fuoco ardente, ma piuttosto in una “voce di silenzio sottile”. È altrettanto vero, però, che nel mondo odierno “nuove e radicali ricerche ricorrono al sensazionalismo più ributtante per sfondare nel circuito dei media e conquistare il mercato”, tanto da indurre alcuni critici a denunciare la deriva di certa arte contemporanea che è diventata, anziché espressione di una libera ricerca estetica, una merce da spremere per il massimo profitto, in un’operazione di puro business. Ebbene, la Fondazione Malvina Menegaz nella sua attività di promozione culturale ha rifuggito lo strillo per proporre l’acuto, ha respinto la trovata per esaltare l’idea. Questa impostazione ha portato a Castelbasso, per citare gli ultimi, artisti come Burri, Boetti e Guttuso; Maestri, ai quali quest’anno si aggiunge Carla Accardi, che sono altrettanti capitoli della storia dell’arte contemporanea nelle pagine della quale è possibile seguire le orme del loro cammino artistico, il cui linguaggio non sempre immediatamente comprensibile può essere accostato al silenzio. E nell’arte, come nella vita, scriveva Ludwig Wittgenstein, è difficile dire qualche cosa che sia altrettanto efficace del silenzio.