Dall'oggi al domani

Antonella Sbrilli

Maria Grazia Tolomeo

Anno 2016
Formato 17,5 x 20,5 cm
Pagine 152
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ISBN 978 8899519148

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“Un giorno, nella definizione dell’Enciclopedia Treccani, è uno “spazio di 24 ore compreso fra una mezzanotte e l’altra”. In quelle ore, la Terra compie una rotazione intorno al proprio asse e il nostro orologio biologico fa adattare pressione, temperatura, fame, sonno al ritmo circadiano (circa diem, intorno al giorno). Grande e piccolo, cosmico e locale s’incontrano nella misura quotidiana del giorno, l’oggi: hoc die, questo giorno, è la scansione temporale che indica una porzione di presente controllabile, visualizzata nei calendari e nelle agende. Con la sua data, l’oggi segna l’accumularsi del tempo storico e il ricorrere del tempo ciclico, provocando aspettative e memorie.

La normalità straordinaria del giorno è diventata opera d’arte nei Libri d’Ore, nelle allegorie delle parti del giorno, nei monumenti commemorativi, nei calendari d’autore. Gli artisti ne hanno sentito il fascino e il vincolo. Il ’900 si apre con una parodia del calendario che Alfred Jarry (1873 – 1907), l’inventore della Patafisica – la scienza delle soluzioni immaginarie – affida all’Almanacco di Padre Ubu. Ispirato da lui, il College de ’Pataphysique di Francia, nel 1948, fissa un nuovo computo del tempo e un nuovo capodanno. Più ci si avvicina al presente, e più i giorni si affacciano come materia dell’arte, in tanti modi diversi.

Se il fattore Tempo dilaga nelle arti del XX secolo e le opere che lo affrontano sono incalcolabili (vedi in catalogo la conversazione con Achille Bonito Oliva), quelle che affrontano il taglio quotidiano sono altrettanto innumerevoli. Una mostra su questo tema può presentarsi evidentemente solo come una traccia, attraverso una scelta di opere – in gran parte italiane, con alcune significative presenze straniere – che hanno fatto del giorno, dell’oggi, del tempo quotidiano il soggetto di riflessioni e azioni.
Fra queste azioni troviamo il raccogliere date, contarne e manipolarne le cifre, rappresentare i minuti di una giornata, dipingere con i datari da ufficio, caricare il giorno di invenzioni performative. Le tele, i video, le fotografie, i foglietti volanti, i quaderni, i suoni, i ricami, le installazioni che si incontrano in mostra sono in rappresentanza di esperienze che non si risolvono nell’osservare le opere. Ognuna di esse suggerisce un atteggiamento ripetibile, un re-enactement immediato: un gioco con l’oggi a cui queste opere alludono, e con l’oggi in cui le si incontra. Gli avverbi Oggi e Domani sono – come spiega Caterina Marrone nel catalogo – espressioni deittiche temporali: per interpretarle, è necessario fare riferimento al contesto in cui sono espresse; così, per esempio, il genio di Totò, nel film Signori si nasce (1960), ripete la battuta “Domani ti pago”, rimandando sine die la scadenza del suo debito.
Oggi, Domani, Ieri sono parole che gli artisti hanno usato, prelevandole dal linguaggio comune.” […]

 

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Antonella Sbrilli

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