
Frottole
Duccio Trombadori
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Il titolo imposto alla seguente raccolta di versi si rifà per analogia alla fortuna proto-rinascimentale del termine “frottola”, dato a componimenti popolari recitati in pubblico su temi variabili e improvvisati, senz’ordine fisso di rime.
[…] Veder dipingere è un modo di conoscere la pittura, che si rivela come un linguaggio totale, un modo autosufficiente di espressione. La pittura illustra, ma prima di tutto deve illustrare sé stessa e vuole disporsi come musica per figure.
[…]Amavo percorrere i gradi delle superfici tonali e la composizione di certi piccoli paesaggi elementari, casolari di campagna, alberature di mezzo bosco, valli baciate da luci tenere di tramonto o di primo mattino.
In anni non sospetti, ho eletto gli autori di una mia ideale pinacoteca, e ho anche copiato le loro tele: André Derain, André Dunoyer de Segonzac, Henri Manguin, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Carlo Carrà, Riccardo Francalancia. Tra loro mi pareva di trovare una misura, un codice segreto della formidabile contesa spirituale che ha impegnato gran parte dello spirito europeo del ’900.
[…] Li vorrei, questi nomi, accanto a me, angeli custodi di un pennello incerto che fruga il momento dell’arresto in superficie, la definizione di pacatezza estetica che a volte è suggerita da un gesto, da una macchia non voluta, dalla velocità del tratto di colore.
Dipingo perché mi piace. So bene che la pittura è una sofferenza della vita, il prezzo di un sacrificio totale che non sono mai riuscito a compiere. Mi piace dipingere, ma non mi diletta il farlo. Fino a oggi, la pittura mi ha aiutato molto ad apprezzare e conoscere il lavoro degli altri. Non lavoro per passare bene una domenica. Forse sono soltanto un pittore che si vergogna o magari ha paura di diventarlo.
[…]Non avrei mai fatto una mostra se non per gioco o per vezzo intellettuale. Il mio amico Francesco Moschini è venuto un giorno a trovarmi in un bugigattolo di Via della Lungara assieme a un altro caro compagno di viaggio, Mario Seccia. Mi hanno fatto dei complimenti. La loro stima mi basta e mi conforta. Così, ho presentato una piccola esposizione di pittura assieme a Duccio Staderini, altro pigro coltivatore di sogni.
[…] Devo dire la verità: dipingere per me è un modo di essere vicino al mondo che amo, a questi allegri fantasmi che resteranno per sempre attaccati ai loro luoghi. Imparerò finalmente a vivere da poeta e da pittore? La vita si castiga vivendola, diceva il poeta “che ha fede in quel che fa”; anche la pittura e la poesia non si ricevono senza il beneficio di un’opera guadagnata, giorno dopo giorno, nel dispendio dell’esperienza creativa. È quello che, fino a oggi, senza pentimenti, ho fatto e tentato di fare.
Duccio Trombadori
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