
Giovanni De Angelis – Art Rewind #1
Laura Cherubini
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Non c’è due
Tutto il lavoro di Giovanni De Angelis ruota intorno al tema del doppio.
In molte sue fotografie ritrae coppie di gemelli. Anche questa serie di ritratti di artisti è basata sul doppio, lavorando su coppie di immagini o sul doppio in qualche modo implicito nella stessa foto. Questo mio testo sul lavoro di De Angelis parte da un omaggio ad Annemarie Sauzeau e ad Alighiero Boetti. Annemarie Sauzeau nel maggio 1978 aveva curato con Giovan Battista Salerno un ciclo di mostre alla galleria La Salita di Roma. Le mostre presentavano artisti in coppia, Lisa Montessori e Francesco Clemente, Berty Skuber e Alighiero Boetti, Amalia Del Ponte e Sandro Chia, Jole De Freitas e Luciano Fabro. Inoltre una coppia maschile/femminile era costituita anche dal “doppio” dei curatori. Il titolo era Pas de deux, un’espressione francese usata nella danza classica per indicare un momento del balletto eseguito da una coppia maschile/femminile. Il più famoso Pas de deux è quello cosiddetto del Cigno nero nel terzo atto de Il lago dei cigni (nella coreografia di Marius Petipa, con la variazione di Odile creata per la ballerina Pierina Legnani). Altri celebri passi a due sono nel secondo atto de Lo Schiaccianoci e nel terzo de La Bella Addormentata. In questo passo i corpi dei ballerini disegnano ritmiche figure assecondando il tempo musicale, coniugano la diversità in armonia, sono un’antitesi che raggiunge una ideale sintesi. Ma nella lingua francese (quella della curatrice) Pas des deux può avere anche un altro significato. Non c’è due. Non può mai esserci due, l’uno è irriducibile, ha un nucleo d’identità resistente, che si tratti di un’opera, di un artista, di un uomo o di una donna. Niente due.
Alighiero e Boetti, doppio anche nel nome, ha posto tutta la sua opera sotto questo segno della duplicità e dei Gemelli sin da quel giorno in cui a Corso Peschiera a Torino Alighiero prende per mano Boetti. Uguali, ma diversi, uno è Alighiero e l’altro Boetti. Annemarie aveva riferito che Alighiero stesso aveva apportato piccole modifiche alla foto (usata per farne 50 cartoline), per scalfire l’identità assoluta dei due personaggi. Gemelli, ma disidentici.Il tema percorre tutto il lavoro di Alighiero, ma c’è un’altra opera in particolare in cui la gemellarità è messa a fuoco. Scrivono Bice Curiger e Jacqueline Burckhardt (ancora un significativo “doppio”) a proposito dell’edizione realizzata per il n. 24 della rivista “Parkett”: “Per questo lavoro Boetti si servì della rivista Newsweek che esce in due versioni, una per il mercato americano, e l’altra per quello internazionale. Su entrambe le copertine si vedono, leggermente diverse tra di loro e sopraddisegnate da due diverse persone, le immagini di due bambini, due gemelli. Le cento pagine della rivista stampata Boetti le congiunge immaginariamente tra di loro attraverso una colonna vertebrale rossa, una scanalatura di colore, che su ogni pagina, come una traccia originaria, ne proclama l’unicità” (Anno 1988 in Alighiero e Boetti 1965-1991, cit., p. 118). Il rosso era il colore di Alighiero.
Fermiamoci qui, ma vedremo che anche la traccia rossa costituirà una sorprendente analogia. (…)
Laura Cherubini
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