
ICASTIC 2016
Fabio Migliorati
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La settimana del grand opening del Centro Pecci in Prato si apre con ICASTIC 2016. Anything to declare? Nulla da dichiarare? – titolo di ICASTIC – campeggia tradotto in varie lingue all’ingresso di ogni frontiera nazionale, denotando il criterio della riconoscibilità quale elemento imprescindibile per l’ingresso in un nuovo Paese, a documentare l’accettazione di altri, differenti soggetti umani concepiti secondo una regolamentazione civile – siano leggi, religioni, usi, costumi, ecc. La frontiera è un confine che la nostra dimensione morale non può non concepire, sebbene possa accettare o rifiutare, poiché l’essere umano sente la propria limitatezza, e l’avverte come confine (spaziale, temporale, filosofico, religioso). […] Oggi, nella cultura del mondo liquido, è ancora possibile considerare il concetto di “frontiera” ostativo all’interscambio di possibilità, strutture, identità globali? Oppure è sensato e perfino giusto che certe separazioni persistano; che gli stranieri continuino a essere “altri”, e a farci sentire tali. È concepibile nel 2016 una monocoltura globalizzata, o ciascuno deve rimanere suddiviso in gruppi per criteri non condivisi e per esperienze non accomunanti?
La cultura domanda, la politica reagisce, l’arte – con ICASTIC 2016 – prova a rispondere con interventi creativi. Quanti retropensieri celati in questa frase! “Cosa trasporti? In che cosa credi? Cosa vuoi? Chi sei? Da dove vieni e dove vai?”.
[…] La frontiera è terra di nessuno, tra l’altrui e il nostro spazio vitale, e ICASTIC pone con forza l’interrogativo se sotto l’egida di una cultura globale e tecnocratica, a fronte della diversa e opposta consapevolezza di un mondo liquido, sia possibile sostenere il concetto di “frontiera” come muro, gabbia o momento ostativo all’interscambio di possibilità, strutture, culture, arte o religioni; oppure sia più sensato e perfino necessario rimodularne il criterio con forme nuove di demarcazione pervasiva che preservino dal rischio della globalizzazione o della diffusione di un’improbabile monocultura, senza schiacciare i diritti fondamentali di tanti individui.
Fabio Migliorati