
La ricerca della modernità
Fabio Benzi
Massimo Duranti
€ 20,00 € 19,00
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Galleria Russo
22 febbraio – 15 marzo 2018
[…] La mostra si apre con una rosa di quattro artisti, che danno conto dell’eccezionalità della ricerca divisionista e pre-futurista. Balla, Severini, Boccioni e Cambellotti, in un gruppo straordinario di pastelli rigorosamente in bianco e nero, declinano il chiaroscuro fotografico in una tensione luministica che traccia un filo continuo tra l’aspirazione alla modernità balliana, che l’artista trasmette ai più giovani allievi e amici, fino alle soglie del futurismo (col pastello di Boccioni, esposto alla prima mostra futurista di Venezia del 1910), dove la luce diventa materia che incide col suo flusso vitale le forme fisiche. Intorno a questo insieme si aggrega un eccezionale insieme di opere di Boccioni, tra incisioni, progetti per illustrazioni e un bellissimo olio della campagna padana, inedito ma documentato da un disegno preparatorio conosciutissimo, dipinto nel 1908 a Milano.
Tra gli incunaboli del Futurismo sono due eccezionali carte di Balla, astratte, rispettivamente una velocità del 1913 e un grande studio del 1915 (su cui verrà in seguito modellato il “pugno di Boccioni”), oltre a un suo olio (o meglio, uno smalto eseguito futuristicamente con le vernici rilucenti delle carrozzerie di automobili) interventista, sempre del 1915. Un prezioso e complesso Ritratto di Papini del 1913, eseguito da Carrà, ci riporta al largo dibattito che sfocerà nella rivista “Lacerba”, una delle più importanti sedi dell’avanguardia mondiale. […]
Fabio Benzi
[…] Dopo le felici focalizzazioni su Sironi a partire dal lontano 1985 e poi su Boccioni nel 2000, Mino Delle Site nel 2008, Balla nel 2010, la collezione Marinetti nel 2013, Dottori nel 2014, Tato nel 2015, ancora Sironi nel 2015 e 2016 e, da ultimo, Virgilio Marchi, mostre che hanno suscitato indubbio interesse, anche nella pubblicistica, era tempo di un riassunto, non di un approdo, della navigazione intrapresa dalla Galleria Russo lungo le molteplici rotte tracciate da Filippo Tommaso Marinetti e dai suoi sodali nei trentacinque anni di esistenza storica della più importante avanguardia artistica italiana: il Futurismo, ma anche dei suoi dintorni temporali.
E si è realizzato nello spirito delle più recenti conclusioni critico-storiografiche sublimate nel catalogo della mostra Italian Futurism, 1909–1944: Reconstructing the Universe al Solomon R. Guggenheim Museum di New York nel 2014, curata da Vivien Greene. La quale si è avvalsa dei contributi di tutti gli studiosi della materia, in primis gli italiani, che sono giunti alla definitiva conclusione dell’unicità temporale ed estetica del Futurismo sdoganandone dunque anche la seconda stagione, che non è il “secondo futurismo”, inteso come seconda scelta estetica o epigonismo, bensì lo sviluppo della stagione eroica, con i protagonisti, grandi e piccoli, della diffusione territoriale del Movimento nei “Luoghi del Futurismo”. Luoghi – è bene subito chiarire – non solo geografici, ma con specificità di tendenze, linguaggi e tematiche ed anche tempi diversi di presenza. La definizione nasce dal titolo del convegno di Macerata del 1982, la prima occasione scientifica per tracciare una mappatura della diffusione del Futurismo in Italia dalla metà degli anni Venti in poi (in qualche caso anche da prima), che nelle successive e mai esaustive ricerche riserva ancora scoperte di sorprendente interesse. […]
Massimo Duranti
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