L'ombra del beato regno

Anno 2021
Formato 16.8 x 24
Pagine 72
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ISBN 979-12-80049-17-9

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Nella sua accezione più ampia, l’«ombra del beato regno» è quell’emanazione della luce divina che l’occhio umano di Dante (Par. XX 140: «la mia corta vista») è in grado di cogliere – entro un crescendo discontinuo, segnato dal «trasumanar» di Par. I 70 – dalle prime pendici del Purgatorio (I 13: «dolce color d’orïental zaffi ro») fi no al penultimo vertice del Paradiso (XXIII 101s.: «onde si coronava il bel zaffi ro / del quale il ciel più chiaro s’inzaffi ra»). È la dimensione del divino aperta all’esperienza ‘visibile’ della fede, alla percezione ‘corporea’ dei sensi devotamente protesi (Par. XXIV 73: «che l’esser loro v’è in sola credenza»), a un punto tale che potremmo defi nirla – con uno ossimoro patente – come la ‘certezza sensibile’ della luce ultraterrena. Nel segno rasserenante di questa luce – che pure è solamente un’ombra in confronto al lumen gloriae che Dio emana (Par. XXXIII 54: «l’alta luce che da sé è vera») – e di un’apparente immediatezza della visione, si svolgono i due percorsi illustrativi, per il resto profondamente divergenti, che compongono il soggetto dantesco del presente ciclo espositivo (Par. XXV 2: «ha posto mano e cielo e terra»). Un soggetto che – ‘alla luce’ anche del recente ed ancora attuale fenomeno pandemico – è stato dunque nuovamente rivisitato, riletto, e analizzato attraverso due emblematiche prospettive di ricerca iconografi – ca: la dimensione relazionale del gesto e dell’incontro nel Purgatorio, e quella paradossalmente grafi ca ed atmosferica del cielo, il Paradiso. Cielo inteso qui – come del resto nell’eccezionale unicum inventivo costituito della scrittura di Dante – alla stregua di un linguaggio ‘altro’, abissale (Par. XXVIII 107: «quanto la sua veduta si profonda»), eppure astronomicamente decifrabile, di un ‘al-di-là’ visibile ma solo a patto di constatare la sua irriducibile distanza ai nostri occhi (come «ombra» appunto). All’«ombra del beato regno» avvengono, quindi, i fatti purgatoriali rappresentati da Nerosunero, l’«ombra» stessa del beato regno è la materia pittorica in sé, a cui Andrea Mario Bert ha dedicato le sue ‘icone’ paradisiache.
Cesare Pomarici