
Mimmo Paladino - VARIeAZIONI
Laura Cherubini
Eugenio Viola
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NON AVRA’ TITOLO
Mimmo Paladino in dialogo con Laura Cherubini e Eugenio Viola
Roma, 20 giugno 2013
“Laura Cherubini – Pensavo di iniziare chiedendoti di individuare nelle tue opere storiche le radici dei lavori scelti per la mostra.
Mimmo Paladino – Fin dall’inizio ho lavorato sull’ambiente. La mostra ha radici in più punti. Una delle sale più forti è quella della terracotta con la serie delle Maestà e il tavolo con gli elmi. A mio avviso è uno dei punti di forza della mostra: la terra non solo come materia e come tecnica, ma come significato e come senso. Nella terracotta tu impasti la terra con l’acqua e poi la metti nel fuoco: è la primarietà del gesto antico a dare forma a qualcosa. L’arte plasma l’immaginario, lo rende visibile.
LC – È quello che l’arte fa sempre, rendere visibile l’invisibile. Ricordo la prima mostra che hai fatto nella galleria di Lucio Amelio, l’ho recensita, credo fosse il ’79, c’erano Granchio fellone, Lampeggiante… Come è nato il rapporto con Lucio?
MP – Ho fatto poi altre personali da Lucio, in quella che credo fosse la terza, nel 1985, feci la prima Geometria. Andavo a vedere le mostre da Lucio, nella galleria al Parco Margherita. Ho visto lì i Cannoni di Pascali, i quadri di Schifano… Ero un giovane pittore, poi andai a Milano e feci la mostra da Beatrice Monti all’Ariete, la prima vera mostra professionale. In fondo Lucio ebbe bisogno dell’imprimatur milanese per decidersi a esporre il mio lavoro… Mi portò alla Fiera di Basilea dove nello stand faceva Una mostra al giorno, ogni giorno un artista diverso […]”