
Roberto Paolini
Roberto Paolini
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In occasione della 55. Biennale Arte di Venezia, la Maretti Editore pubblica la monografia postuma dell’artista Roberto Paolini. Ospite del Padiglione della Repubblica Araba Siriana, Roberto Paolini in queste pagine e attraverso le sue opere si interroga sui temi centrali di ogni consapevole dinamica esistenziale per trovare risposte taglienti, inquietanti e caricate dallo stesso Paolini della forza della riflessione. Un momento intimo (o meglio tanti momenti intimi in virtù della sua reticente intransigenza al non-dominio pubblico) durante il quale il calore che divampa, a dispetto della geometrica linearità delle forme e della fredda trasparenza dei materiali usati, concretizza il processo creativo e fa dello stesso Paolini una figura umana dominante il tempo, lo spazio, l’Oltre… La sua invidiabile capacità di “divinizzare” la semplicità e di rendere utile l’inutile, ci costringe ancora oggi a sottolineare con enfasi quell’incredibile mano forgiativa, suddita della mente e ancella di un’anima dal dolore sotteso ma pur sempre visibile e (come un cuore) a battiti respirabile, e dignitosamente degno del nostro rispetto. Come il cuore, per l’appunto, materia di vita e arte (che è la vita!) al centro di “un’officina” dove poter studiare, concettualizzare, formalizzare e cromatizzare gli uomini e la società con la sicurezza di chi ha la (vera) coscienza di sé.
“Roberto Paolini si è fin dal principio misurato in un cimento creativo senza tregua per realizzare l’idea o l’utopia della unità di vita e arte, un impegno che per un tipo come lui valeva la scommessa di spendere l’intera esistenza. Confinato in sé stesso, presente e al tempo stesso lontano dal mondo, l’artista ha percorso le tappe di un lungo viaggio ‘attorno alla sua camera’ effettuando un monologo visivo che esalta le potenzialità estetiche dei materiali poveri ed elementari. Egli si è voluto e saputo esprimere in più modi senza cercare facili conferme ed ha sperimentato forme di ogni tipo […] offrendo così […] al nostro sguardo uno spettacolare casellario di forme che decifra il dramma di un’anima solitaria e fa il controcanto stilistico e morale ad un tempo che privilegia la cultura effimera e del gesto fatto in pubblico”.
Duccio Trombadori