Giorgio Griffa. Tutti i pensieri di tutti/All the thoughts of all

Marco Tonelli

Anno 2020
Formato 16.8 x 24 cm
Pagine 96
Copertina ')]}
Lingua ')]}
ISBN 979-12-80049-09-4

 19,00

Sconto del 5%

Spedizione gratuita in Italia per ordini a partire da 28,00 euro

Che il titolo di questa mostra, Tutti i pensieri di tutti, provenga da un testo di poetica redatto appositamente
da Giorgio Griffa subito dopo aver accettato l’invito di tenere una mostra personale a Palazzo Collicola (una
prima bozza dello scritto risale all’agosto del 2019), ha una valenza particolare, sia culturale che estetica.
Griffa ha saputo coniugare pittura e concetto, contemporaneità e tradizione secondo una concezione della modernità che lo ricollega direttamente a Matisse passando per le esperienze color field painting di Morris Louis via via fino all’uomo del Paleolitico, come recita il titolo di uno dei suoi tanti e stimolanti scritti. Un artista che sarebbe interessante accostare a Sol LeWitt (del quale Griffa ha annotato: “La pittura di Sol LeWitt è dilagata sui muri nella memoria, io credo, della amata grande stagione dell’affresco italiano”), uno dei fondatori dell’arte concettuale e minimal e che ha fatto prima della linea e poi del colore l’alfabeto della propria laica/sacra rappresentazione. Nel piano del wall drawing Bands of color n.951 di LeWitt realizzato nel 2000 presso Palazzo Collicola, la mostra delle tele e delle carte di Griffa diventa una sorta di dispiegamento pittorico nella continuità naturale dei mezzi sensibili e cromatici della modernità.

That the title of this exhibition, All the Thoughts of All, should come from a poetic text written specially by Giorgio Griffa after having accepted the invitation for a solo exhibition at Palazzo Collicola (a first draft of the text was written in August 2019) is particularly significant, both culturally and aesthetically.
Griffa masterfully brings together painting and concept, contemporaneity and tradition, through a conception of modernity that connects him directly to Matisse, through the color field painting of Morris Louis, all the way back to Paleolithic Man, as the title of one of his many insightful writings reads. An artist who could interestingly be paralleled with Sol LeWitt (of whom Griffa has written, “Sol LeWitt’s painting is spread on the walls in the memory, I believe, of the great beloved season of Italian fresco painting”), one of the founders of conceptual and minimalist art, who turned first the line, and then color into the alphabet of his secular/sacred representation. Against the backdrop of LeWitt’s wall drawing Bands of Color #951, executed in 2000 at Palazzo Collicola, the exhibition of Griffa’s canvases and papers becomes a sort of pictorial unfolding, a natural continuation of the sensory and chromatic means of modernity.